L’intervista a Boris Kagarlitsky sulla guerra in Ucraina è molto utile per avere informazioni di prima mano sulla tenuta del fronte interno russo. L’intervistato è una nostra vecchia conoscenza. Si tratta di uno dei più importanti intellettuali della New Left russa. Informazioni del genere saranno sempre più difficili da reperire dopo la legge, approvata dalla Duma, che “che introduce multe fino a 5 milioni di rubli e carcere fino a 15 anni per chi diffonde notizie diverse dalle fonti ufficiali – anche inoltrando sui social materiale vietato”. La mia vicinanza va a quanti in Russia e nel resto del mondo si stanno mobilitando in queste settimane contro la guerra.
1. Come sta vivendo la guerra la società russa? C’è consenso per l’invasione dell’Ucraina?
La società russa, rispetto all’invasione dell’Ucraina, può essere divisa in tre fazioni. Le prime due hanno fatto una scelta ideologica rispetto al conflitto. La prima fazione, che rappresenta una buona fetta della società civile, è contro la guerra perché contro Putin e le sue politiche reazionarie. La seconda fazione sostiene la guerra perché condivide l’ideologia reazionaria del regime. Infine abbiamo una terza fazione, la maggioranza della popolazione, che è mossa dal panico e non dalla politica. Ancora non è toccata materialmente, a causa delle sanzioni, dalla guerra. La sua esistenza è spiegabile da una trasformazione precisa della società russa. Non è più quella di 30, 40 o 100 anni fa. Si tratta della società più individualista del mondo, estremamente materialista. Per farvi un esempio, in questi giorni IKEA sta abbandonando la Russia. Si sono create file enormi davanti ai suoi negozi perché molti cittadini russi vogliono comprare l’ultimo prodotto di questa azienda prima della chiusura di ogni sua sede nel paese.
2. Che conseguenze avranno le sanzioni economiche sul potere di Putin?
Il panico di cui parlavo prima esiste perché ancora non stiamo vivendo pienamente le conseguenze delle sanzioni. Non sono uguali a quelle del 2014, le quali erano solamente simboliche. Si tratta di sanzioni adatte ad una situazione di vera e propria guerra. Colpiscono l’economia in maniera profonda. Non solo dal punto di vista della finanza [esclusione dallo SWIFT, impossibilità di rifinanziare il debito in euro o dollari, utilizzo delle riserve auree del paese per sostenere le banche private russe ndr], che è il problema minore per la Russia, ma soprattutto in termini di perdite di posti di lavoro e dipendenza tecnologica. Vi faccio un altro esempio. Negli scorsi giorni sono stato in Siberia. Per andare da Mosca alla Siberia vengono utilizzati aerei comprati in leasing dall’Occidente. Grazie alle sanzioni non potranno più essere utilizzati, andando a colpire direttamente le comunicazioni interne al paese. Per non parlare delle limitazioni nell’utilizzo della tecnologia occidentale. Nelle prossime settimane vedremo meglio le conseguenze delle sanzioni sulla Russia. Questi sono i motivi che spiegano l’agitazione di alcuni oligarchi che si sono schierati contro la guerra. Hanno paura di perdere il loro business.
3. Che giudizio hai delle manifestazioni contro la guerra in Russia e credi che debbano essere sostenute dai comunisti?
Il mio giudizio è positivo. Le manifestazioni sono piene di militanti di sinistra e liberali. I manifestanti vengono arrestati in massa. A dimostrazione di come gli spazi di democrazia verranno ulteriormente ristretti a causa della guerra. Ma la notizia positiva è che anche la risposta dell’opposizione si sta radicalizzando in modo inedito rispetto al passato. Un grande protagonista di queste lotte è il movimento studentesco che si sta organizzando nelle università russe. Un fatto inedito nella nostra storia.
4. Quali sono le posizioni dei sindacati russi rispetto alla guerra?
I sindacati russi stanno iniziando a prendere posizioni sulla guerra. Ci sono sindacalisti ostili al conflitto per le conseguenze che avrà sulla perdita dei posti di lavoro. Sono destinati a rafforzarsi parallelamente ai posti di lavoro persi a causa delle sanzioni (pensiamo alle aziende occidentali che stanno lasciando in questo momento la Russia).
5. Quali sono le posizioni del KPRF sulla guerra?
Zyuganov è una marionetta di Putin che accetta tutte le scelte del governo. Nel partito la situazione è più complicata a tutti i livelli, dai militanti alle sezioni locali. Recentemente ho partecipato a delle conferenze organizzate dal KPRF in Siberia. I militanti più anziani e nostalgici sono favorevoli alla guerra e vicini a Putin. Quelli più giovani sono più radicali e ostili a Putin e alla guerra.
6. La Bielorussia che ruolo ha nell’invasione dell’Ucraina?
Ai russi Lukashenko ora sembra meno autoritario di Putin. Non ha alcun interesse nel conflitto, è costretto ad agire dalla presenza dei militari russi nel suo paese.
7. Come valuti la posizione della Cina in questa guerra?
La tradizione politica cinese è contraddistinta da un’ostilità verso l’avventurismo. Non è contenta della guerra di Putin perché potrebbe diventare un conflitto nucleare che colpirebbe anche le città russe in Estremo Oriente, molto vicine alla Cina. Anche la possibilità di fare affidamento su questo paese per compensare le sanzioni occidentali va chiarita. La Cina pubblicamente afferma di essere contro le sanzioni alla Russia ma le sue banche vi partecipano come quelle occidentali.
8. Ti aspettavi questa guerra?
Mi aspettavo una guerra locale, confinata al Donbass e che finisse in una maniera tale da consentire ad entrambi gli schieramenti di dichiararsi vincitori. La scelta di Putin è stata totalmente irrazionale, figlia di un gruppo dirigente senza più un contatto con la realtà e che ormai crede alla propria propaganda. Non so se la guerra potrà estendersi in altri paesi come la Moldavia o la Georgia. La Russia non potrà vincere questa guerra, deve quanto prima sedersi a trattare. E non esistono neanche margini per creare un governo fantoccio in Ucraina perché il conflitto ha contribuito a rafforzare i nazionalisti ucraini.
9. Di chi è la responsabilità per lo scoppio di questo conflitto? In Italia spesso i comunisti accusano la NATO, che si è espansa ad Est dagli anni ‘90 non rispettando i patti siglati con Gorbaciov dopo la riunificazione della Germania, di aver provocato questa reazione della Russia.
La situazione di tensione è stata sicuramente alimentata dall’Occidente e possiamo metterci a ragionare su queste questioni quanto vogliamo ma la responsabilità della guerra in quanto tale è tutta di Putin e del suo gruppo dirigente reazionario. Non hanno voluto in alcun modo trovare alternative al conflitto.
10. Un commento finale sulla montante russofobia in Occidente?
Semplicemente qualcosa di ridicolo. Leggevo che volevano impedire la partecipazione a dei concorsi di bellezza per animali ai gatti russi. Ho risposto in un commento di non aver mai visto un gatto votare per Putin.
Grazie per questo spaccato a me inedito. Trovo conforto sapendo di essere uno di tanti a volere la pace. Vorrei chiudere la mia esperienza in questa terra. essendo nato nel 47. con ancora la speranza di uomini e popoli in pace tra di loro.