Jun Fujita Hirose propone nel libro Come imporre un limite assoluto al capitalismo? Filosofia politica di Deleuze e Guattari una lettura della filosofia politica di Deleuze e Guattari fortemente legata all’analisi del capitalismo e al suo sviluppo, ripartendo nei tre libri analizzati, ovvero l’Anti-Edipo, Mille piani e Che cos’è la filosofia?, da zero in base alla congiuntura in cui questi lavori sono stati realizzati. Nonostante le mutazioni storiche di cui gli autori tengono di volta in volta conto, rimane come filo conduttore l’idea secondo cui è la manifestazione del desiderio a rappresentare il vero limite assoluto del capitalismo affianco al quale troviamo lo scandagliamento, come in Marx, dei limiti mai assoluti di questo modo di produzione. Ad esempio, possiamo fare riferimento alla caduta tendenziale del saggio di profitto, le cui controtendenze non risolvono le contraddizioni del capitalismo ma le portano ad un altro livello, ancora più profondo. Un discorso simile può essere applicato alla crisi ecologica e alla green economy che agisce come controtendenza senza eliminare le dinamiche distruttive dello sfruttamento della natura. Hirose sintetizza queste riflessioni come segue:
In breve, il capitalismo si avvicina costantemente a un limite (la caduta tendenziale del saggio di profitto), ma lo spinge sempre indietro (l’aumento costante del profitto)1.
- L’Anti-Edipo
L’Anti-Edipo viene presentato come un libro sul socialismo e le lotte dei proletari analizzate dal punto di vista del desiderio.
Cosa significa trattare una lotta d’interesse in termini di desiderio? Significa analizzare come il processo di produzione del desiderio sia subordinato a uno stato di causalità dell’interesse nella lotta in questione e, allo stesso tempo, come questa subordinazione possa essere invertita affinché si produca un taglio del desiderio nelle catene causali dell’interesse2.
La produzione del desiderio dipende dagli interessi degli agenti (o degli aggregati) in campo e il fine della schizoanalisi, il nome processo di cui sta parlando Hirose, è la sua inversione. Deleuze e Guattari invitano i proletari a schizoanalizzarsi perché è una condizione necessaria per trasformare le loro lotte in un processo di corrosione del capitalismo, senza farsi trascinare “dalla serie causale di interessi”. Questi, però, sono fondamentali per trasformare i proletari in classe. L’analisi di Deleuze e Guattari è leninista. Senza partito d’avanguardia il proletariato vive, a livello soggettivo, la lotta per i propri interessi in modo preconscio. Con il partito, invece, vive questa lotta in maniera cosciente e si costituisce come classe.
Occorre, prima di procedere, fare due appunti. In primo luogo dobbiamo qualificare il concetto di serie, ovvero concatenamento e composizione causale trattati da Deleuze3 col termine serie, ripreso dalla matematica e qualificante una somma degli elementi di una successione.
In secondo luogo facciamo notare che il desiderio, nel senso di flusso desiderativo, ha connotazione positiva, produttiva. Non rientra nella definizione “in negativo” che le stratificazioni di pensiero freudiane e post-freudiane vanno a connotare, ovvero desiderio come “mancanza di”, “desiderio di”, cosa che potrebbe essere tranquillamente usata contro Deleuze e Guattari come pensatori del consumismo contemporaneo.
Nell’analisi dell’Anti-Edipo la società capitalista si presenta come società borghese, ovvero, dove la borghesia si presenta come una classe universale. Per Deleuze e Guattari occorre operare un taglio dentro questa società e dividere questa classe in borghesi e proletari. Si tratta di un taglio leninista che è, però, un taglio di interesse e non di desiderio perché legato all’interesse preconscio del proletariato. Questo processo non è sufficiente per superare il capitalismo che opera dei contro-tagli in risposta alla sfida della rivoluzione proletaria come la Rivoluzione d’Ottobre. In URSS prende la forma del capitalismo di Stato dove una nuova classe dominante, identificata da Deleuze e Guattari come una tecno-burocrazia statale, assume il ruolo della borghesia. In Occidente, invece, il contro-taglio prende la forma del riformismo e dell’assioma socialdemocratico che integra i proletari nel capitalismo. Questo processo ha i suoi costi perché allo stesso tempo rimane la necessità di contrastare la caduta tendenziale del saggio di profitto. Di conseguenza troviamo un assioma indipendente e complementare a quello socialdemocratico che produce le periferie del Terzo Mondo e lo scambio ineguale tra questo e il Primo Mondo.
Questi ‘tagli di tagli’ o contro-tagli capitalistici costituiscono un problema per i proletari in lotta, un problema costituito da un insieme di impossibilità eterogenee: impossibilità di non lottare per il proprio interesse, impossibilità di produrre il taglio rivoluzionario dell’interesse senza ricevere i contro-tagli capitalistici, impossibilità di lasciarsi tagliare dal capitalismo e così via. Davanti ai proletari in lotta si pone quindi un problema assolutamente irrisolvibile in termini di interesse. Deleuze e Guattari sostengono che questo problema è compreso fin dall’inizio in tutte le lotte rivoluzionarie proletarie contro il capitalismo, e che porta necessariamente i proletari ad auto-analizzarsi per trovare una soluzione autonomamente4.
Si parte dal presupposto che borghesia e proletariato sono delle classi assoggettate. I borghesi sono definiti come degli schiavi che comandano schiavi. Assorbono il plusvalore estratto dai proletari solo perché sono parte del meccanismo sociale capitalista. Hirose sostiene che centrale nel libro è “la possibilità di uscire dall’assiomatizzazione della classe senza lasciarsi catturare nuovamente dal ‘significante dispotico‘; senza cioè resuscitare i ‘signori’ trascendenti o sovracodificanti, che i borghesi, con la loro lotta di classe, hanno rimosso dal campo sociale insieme ai codici, trasformandolo in un campo di immanenza capitalista o, in altre parole, riterritorializzandosi sul ‘corpo pieno del capitale'”5.
Per rispondere al contro-taglio, occorre praticare l’autocontrotaglio proletario che trasforma i proletari in gruppo-soggetto con un investimento inconscio, meglio se desiderante, nel campo sociale, che è rivoluzionario e permette di “de-assiomatizzare i flussi decodificati assiomatizzati, di farli scorrere sul ‘corpo senza organi’, e di trasformare il gruppo assoggettato proletario in un ‘gruppo-soggetto’, il cui investimento inconscio del campo sociale non è più reazionario o paranoico, ma rivoluzionario o ‘schizoide’”6.
Il proletariato non è più una classe ma un fuoriclasse, diventando un limite assoluto per il capitalismo.
2. Mille piani
Il passaggio a Mille piani segue una trasformazione delle lotte rivoluzionare che negli anni ’70 non sono più condotte dal proletariato ma dalle minoranze. Con questo termine Deleuze e Guattari indentificano i popoli del Sud globale e i molti Sud interni al Nord, come le periferie delle metropoli. Si tratta di conseguenze prodotte dai contro-tagli capitalisti che neutralizzano il conflitto scaricando i costi di questo processo sulle minoranze. Per esempio con lo scambio ineguale, concetto preso da Emmanuel Arghiri, legato ad un assioma, indipendente e complementare a quello socialdemocratico, che genera la periferia nel Sud e nel Nord del mondo imponendo livelli salariali più bassi ad una parte della popolazione. Questo spiega l’esportazione verso il Nord globale di merci contenenti più lavoro e l’importazione di merci contenente meno lavoro. Si tratta di un trasferimento di valore che è una conseguenza teorematica degli assiomi analizzati.
Come si può destabilizzare questo equilibrio? Il mondo è diviso in maggioranza e minoranza. La maggioranza, in cui troviamo proletari e borghesia, non è affatto detto sia una maggioranza di ordine statistico, ma è una maggioranza intensiva, ciò che impone la percezione di maggioranza nella validazione politica collettiva, essendo noi di fronte all’ente normativo, a colui che impone l’assioma, il metro della perfezione. La maggioranza vive la propria condizione di statica esautorazione dello spazio nel discorso politico proprio perché impone quell’assiomatica socialdemocratica di integrazione delle differenze: il potere può solo riprodurre se stesso, riconfermandosi previa amministrazione, integrazione e stabilizzazione delle differenze devianti.
Le minoranze, composte dai popoli del Terzo mondo ma anche dai nuovi movimenti sociali del Nord, sfidano questo patto senza però contrapporsi frontalmente alla maggioranza. Sono, infatti, lotte intorno agli assiomi esistenti in cui le minoranze e le nazioni povere rivendicano il diritto di diventare maggioranza senza perdere le proprie particolarità. Ad esempio, un omosessuale non dovrà diventare eterosessuale per entrare nella maggioranza, oppure una nazione povera non dovrà rinunciare alla propria cultura per rompere lo scambio ineguale.
“Le lotte minoritarie intorno agli assiomi, in pratica, non sono centrare su questa inimicizia oggettiva dei minoritari verso i maggioritari o i proletari, ma consistono nel porre la classe proletaria come territorio universale per esigere l’estensione dei suoi limiti. Quando le donne rivendicano, per esempio, un salario per il lavoro domestico cosiddetto ‘riproduttivo’ […] non stanno combattendo contro i proletari maschi, ma chiedono di estendere i limiti di applicazione degli assiomi salariali già applicati al lavoro cosiddetto ‘produttivo’ nelle fabbriche o negli uffici”7.
Tuttavia non è possibile rivendicare l’assioma socialdemocratico ed eliminare l’assioma che genera le periferie e lo scambio ineguale. Ogni volta che una minoranza si riterritorializza nel maggioritario, viene creata una minoranza da sfruttare. Da qui sorge, per Deleuze e Guattari, la necessità della schizoanalisi per capire quella che Hirose chiama la differenza tra flussi viventi e assiomi che li regolano. In questo modo è possibile porre la soluzione allo stesso problema di partenza in termini più generali, senza la riproduzione di maggioranze e minoranze.
In questo contesto la rivoluzione è possibile rifiutando la riterritorializzazione in un sottoinsieme della maggioranza. Avviene una deterritorializzazione in un divenire-minoranza che va oltre gli assiomi del capitalismo. Le minoranze, rifiutando di diventare maggioranza, portano l’intero pianeta verso un divenire-minoritario agendo da medium attivo che crea una nuova soggettività nella maggioranza. Hirose porta l’esempio degli abitanti di Okinawa.
In Giappone, nessuno vuole le basi americane ‘nel loro cortile di casa’ a causa del rumore, dell’alto rischio di incidenti aerei, della frequenza di crimini sessuali ecc. Se la voce di Not in My Back Yard è debitamente rispettata dalla maggior parte del Giappone, è proprio perché quella stessa voce non è minimamente rispettata dal popolo di Okinawa, che rende possibile la democrazia centrale. Di fronte a questo scambio ineguale, a questo trasferimento del valore della ‘sicurezza’ da Okinawa alla metropoli giapponese, gli abitanti di Okinawa si ribellano. Mentre la loro lotta è iniziata con manifestazioni contro l’installazione di tutte le basi americane sulla loro isola, gli abitanti di Okinawa rifiutano ora anche tutte le proposte di spostarle in altre zone, sia in Giappone che in altri paesi della regione. Questo ‘approfondimento’ della lotta di Okinawa ha dato luogo a una grande discussione all’interno della popolazione metropolitana giapponese sul recupero delle basi nella metropoli, con l’annullamento del trattato di sicurezza. Così, i ‘soggetti’ metropolitani si staccano dal loro territorio maggioritario e si deterritorializzano in un divenire-okinawiano. E per questa deterritorializzazione nella metropoli, gli Okinawani in lotta fungono da ‘medium attivo’ in quanto sono loro a creare questo processo di divenire, deterritorializzandosi in esso8.
3. Che cos’è la filosofia?
Oltre all’assioma che crea la periferia nel Nord e nel Sud del mondo esiste l’assioma legato allo sfruttamento dell’ambiente. Tuttavia, diversamente dai popoli del Terzo mondo, le popolazioni non umane non possono ribellarsi e si lasciano distruggere dall’uomo. Questa passività rende attivi gli uomini ed è alla base della nascita del movimento ambientalista o di partiti come i Verdi. La loro mobilitazione punta alla creazione di assiomi ambientali che coesistono con altri assiomi incompatibili con la tutela dell’ambiente. Esemplare da questo punto di vista sono i ripetuti fallimenti del sistema Cop nel tenere insieme il contrasto al cambiamento climatico e il modo di produzione capitalista con le sue leggi. Gli ambientalisti prendono atto della trappola degli assiomi e diventano rivoluzionari quando si deterritorializzano nel divenire-animale o non-umano con i non-umani. Si tratta di un superamento del divenire-minoritario. In Mille piani il minoritario poteva entrare nel patto socialdemocratico accettando però lo scambio ineguale e la creazione di nuove minoranze da sfruttare. La possibilità di rivendicare un proprio territorio dentro quello del proletario non esiste più dopo il collasso dell’URSS, delle democrazie popolari e lo smantellamento della socialdemocrazia, ormai diventata un ostacolo all’accumulazione del capitale. Deleuze e Guattari iniziano ad utilizzare il termine vittime per descrivere gli sfruttati in agonia per questo spazio ormai chiuso. Questi sfruttati abitano le ultime periferie rimaste, ovvero i campi profughi, le favelas, i ghetti, ecc. Questo è il periodo storico in cui esce Che cos’è la filosofia?.
In questo testo l’opposizione è tra uomini e vittime animalizzate. Deleuze e Guattari partono dalla carestia di metà anni ’80 in Etiopia che porta alla mobilitazione di artisti, movimenti e ONG guidati da una comune filosofia politica, quella dell’universalità dei diritti umani. Si pongono, allora, un interrogativo importante: come spostare sul terreno della rivoluzione gli uomini che si sono politicizzati riterritorializzandosi sui diritti umani?
I diritti umani, dice Hirose, sono i diritti per le vittime di essere umani. Universalizzare questo diritti, però, rischia di far dimenticare come vive l’uomo nel contesto storico e dentro gli assiomi del capitalismo. Questo ragionamento ci porta a criticare manifestazioni della filosofia politica dell’universalità dei diritti umani come la canzone We are the world, creata appositamente per raccogliere fondi per la carestia in Etiopia. La canzone parla del “mondo” dalla prospettiva degli USA e della altre nazioni con una posizione simile nell’economia mondiale. Tuttavia nel capitalismo solo il mercato è universale. L’uomo è un prodotto degli assiomi del capitalismo e può esistere solo se in maniera complementare vengono create masse animalizzate che non godono di alcun diritto.
La rivoluzione, in questo contesto, si situa nel divenire-animale come risposta all’esistenza delle masse animalizzate.
Deleuze e Guattari dicono che, se gli uomini sono responsabili, lo sono nei confronti delle masse animalizzate, e devono rispondere a loro (e non di loro). Rispondendo all’urlo muto o soffocato che gli emarginati in agonia non cesso di emettere dai loro ghetti infernali, gli uomini si staccano dal loro territori umano e divengono-animale. E la deterritorializzazione dell’uomo in un divenire-animale deterritorializza necessariamente gli emarginati, perché il divenire-animale dell’uomo scompagina tutta la distribuzione assiomatica dell’umano e dell’animale nella popolazione. Questo è ciò che Che cos’è la filosofia? propone come una forma di rivoluzione corrispondente alla fase di sviluppo capitalista della fine degli anni Ottanta: il divenire-animale del mondo intero al di là dell’essere umano universale9.
4. Conclusione
Meno convincente risulta essere la conclusione che risente del periodo storico in cui è stata scritta. La crisi del Covid-19 sarebbe un momento di distruzione creativa del capitalismo che segnerebbe il passaggio dal capitalismo a guida americana, basato sul petrolio, a quello a guida cinese e basato sullo sfruttamento delle terre rare di cui Pechino ha il monopolio. Queste risorse sono fondamentali per la transizione verde e digitale e ciò intensificherebbe la loro estrazione nel Sud globale, in particolare in America Latina, segnando il passaggio dal Washington Consensus al commodities consensus con la conseguente svalutazione dei capitali legati al petrolio e la creazione di nuovi capitali legati all’economia verde e digitale. La Cina, sostiene Hirose, è il paese ideale per gestire questo passaggio di egemonia globale perché è una cerniera tra il Nord e il Sud del mondo, possiede una visione sul lungo periodo della globalizzazione grazie alla BRI promossa da Xi Jinping e ha avviato la transizione verde e digitale dopo aver ottenuto il monopolio delle terre rare. Gli antagonisti in questo scenario sono i disoccupati che non riescono ad essere assorbiti dai nuovi capitali e che potrebbero sfruttare questa situazione per mettere in atto il rifiuto del lavoro salariato e pericolosi processi di autovalorizzazione contro-utilizzando l’assiomatizzazione del lavoro salariato durante la pandemia attraverso i sussidi sociali. Il capitale, sostiene Hirose, deve smontare questa potenziale macchina da guerra ed evitare che si unisca ai movimenti del Sud globale contro l’estrattivismo. Lo scenario è stato abbondantemente stravolto dalla guerra e dalla debolezza di tesi come quella delle Grandi dimissioni, di cui ci sembra debitrice questa riflessione finale, che si è rilevata più una Grande ricollocazione nel mercato del lavoro americano che un generalizzato rifiuto del lavoro salariato.
- Jun Fujita Hirose, Come imporre un limite assoluto al capitalismo? Filosofia politica di Deleuze e Guattari, Ombre Corte, Verona 2022, p. 12 ↩︎
- Ivi, p. 26 ↩︎
- Deleuze utilizza la teoria matematica delle serie divergenti per diverse applicazioni, ad esempio la determinazione del piano di immanenza come piano di sviluppo di sistemi dinamici non lineari (parla del piano di immanenza sia politicamente che metafisicamente come piano caotico di tracciamento). ↩︎
- Jun Fujita Hirose, Come imporre un limite assoluto al capitalismo? Filosofia politica di Deleuze e Guattari, Ombre Corte, Verona 2022, p. 32 ↩︎
- Ivi, p. 34 ↩︎
- Ivi, p. 35 ↩︎
- Ivi, p. 60 ↩︎
- Ivi, pp. 66-67 ↩︎
- Ivi, p. 102 ↩︎