Lunedì 27 febbraio, a Balerna(CH), pochi chilometri da Chiasso, sulla linea ferroviaria del Gottardo, un migrante, per essere più precisi (anche se non di molto, scusate la carenza di informazioni puntuali ma non ho sotto mano giornali né comunicati stampa) ragazzo africano, è deceduto mentre cercava di eludere i controlli di frontiera. Magari a voi, cari compagni italiani, sembrerà poco dato che a centinaia, se non migliaia, capita la stessa sorte in mare, ma da noi la cosa è nuova, e sembrerà strana a chiunque, ora che passerò a chiarire la dinamica dei fatti. Lo sventurato ha cercato di valicare il confine tra Como e Chiasso su un treno, ma non in modo usuale. Da alcuni mesi la stazione ferroviaria è simile a un lager, transennata ovunque e qualunque migrante cerca di evitarla, così il ragazzo di cui si parla si è arrampicato sul tetto di un treno transfrontaliero tilo (S 10 Milano C.le – Bellinzona), cercando di attraversare il confine senza essere bloccato. Egli è stato registrato l’anno scorso in un centro di accoglienza nel meridione dello stivale, per cui, secondo il trattato di Maastricht, non avrebbe potuto entrare in nessun altro paese firmatario, Svizzera compresa. Fino a Chiasso il viaggio si è svolto regolarmente per i passeggeri pendolari, ovviamente meno per il ragazzo, ignaro della sorte che lo avrebbe colpito poco dopo. A Balerna, due minuti di treno da Chiasso, è stato risucchiato dall’alta tensione della linea di contatto, che lo ha ucciso.
I media ufficiali parlano di “tragico incidente”, ma una mente più intelligente, bel senso latino del termine, vede chiaramente che la causa della morte è la politica di asilo svizzera, che, semplicemente, non esiste. Il blocco no borders del Ticino l’ha vista così, per cui ha indetto una manifestazione (non autorizzata) per oggi, 2 marzo. La manifestazione si è svolta sotto l’occhio attento dei giornalisti e delle telecamere RSI (so che penserete alla repubblica di Salò, ma si tratta della Radiotelevisione della Svizzera Italiana) e della polizia cantonale, che dapprincipio osservava, per poi passare all’azione violenta. Il corteo era composto da pacifici a volto scoperto, nessuna ombra di violenza, ma a quanto pare alla polizia basta per usare provvedimento coercitivi. Solo uno ” state indietro” ha preceduto la carica, nessun avvertimento, niente di niente, e i pubblici ufficiali sono partiti alla carica menando calci sui manifestanti, costringendoli a lasciare la stazione, dove protestavano, per aspettarli all’esterno con delle camionette provviste di apposite reti antisommossa. Per fortuna nessun ferito, però resta l’episodio di violenza che non si può dimenticare. Così, al coro di “Leghista, fascista! Ti sei dimenticato, che poco tempo fa, tuo nonno era emigrato” il corteo è tornato da dove era partito. Poi solo saluti tra i manifestanti e ognuno ha fatto ritorno a casa propria, ricordando che esiste chi non ha una casa e rischia di morire piuttosto che fare la fame.
-Compagno Loumarten
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