Analisi del carattere del rivoluzionario

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Un’indole riflessiva e prudente, a prima vista sembra essere più conveniente, perché permette la ponderazione delle varie situazioni e dei modi per risolvere meglio.
Tuttavia, ponendo il caso di essere in grave pericolo o perfino in rischio di vita, gli attimi usati per offrire razionalmente una soluzione efficace potrebbero essere fatali e decisivi.
Osservando il contesto rivoluzionario, la riflessione viene scandita dalla sintesi di Liebknecht «Studieren, Propagandieren, Organisieren», attendendo e soprattutto incentivando l’insurrezione popolare tramite il Partito proletario, o il Fronte, che già organizza la rivoluzione studiando e propagandando, dunque cercando di coniugare la riflessività e la necessità d’azione, anche scomponendola in senso temporale. Ad esempio, nel caso della Rivoluzione Sovietica, la fase organizzativa è andata di pari passo a quella informativa: Vladimir Il’ič Uljanov afferma che dalla fusione del POSDR con la lotta economica e sociale proletaria, avvenuta nel periodo dei moti sindacalisti del 1895-1896 nasce il movimento rivoluzionario russo. Da lì i primi Soviet e distretti, il conseguente sviluppo del Partito come organizzazione radicalmente proletaria, gli arresti, le scissioni dalla corrente economicista-opportunista-menscevica, il fallimento del 1905-1907 fino alla riuscita della Rivoluzione.
Sono stati impiegati, infatti, oltre vent’anni per preparare la Rivoluzione d’Ottobre, che non fu un moto dovuto semplicemente alle privazioni causate dalla guerra, seppur questa avesse avuto un ruolo di primo piano nella scaturigine del moto rivoluzionario, ma l’espressione antiopportunista del proletariato che s’organizza, appunto, come classe dominante. Tuttavia, l’arretratezza dell’economia e della società russa hanno costretto l’adozione del capitalismo di stato in vece del Socialismo, dal quale quest’ultimo avrebbe dovuto essere preparato, e l’opportunismo puramente menscevico di Iosif Vissarionovič Džugasvili ha fatto il resto, degradando l’Unione Sovietica ad uno stato proletario degenerato.
Tornando circa l’argomento sul comportamento e il carattere, dopo questa parentesi storica, ovviamente risalta come i grandi uomini della Storia, da Lenin a Napoleone, sia stata messa in rilievo una singolare indole al contempo riflessiva e veloce nell’azione, necessaria per i grandi cambiamenti storici. I più grandi pensatori, infatti, non sono stati degli uomini d’azione, salvo rarissimi casi, e gli uomini impulsivi non hanno mai avuto un futuro ed un grande seguito, semplicemente perché privi di un forte ideale col quale identificarsi, pestando i piedi alle persone sbagliate e soprattutto nelle situaziuoni sbagliate, o, peggio, aumentandone il potere. Si badi che il mio non è per niente un inno alla soggezione, bensì un incentivo allo studio delle cose che meritano di essere studiate, ossia quelle che davvero ci interessano, benché ostiche, quali l’organizzazione rivoluzionaria. Difatti le stesse cause del fallimento della Rivoluzione Spartachista del 1918 sono da ricercarsi, oltre alle storiche del rifiuto da parte socialdemocratica di appoggiare la rivoluzione socialista, ostacolandola e sopprimendola, anche al sostanziale difetto dell’affinamento dell’avanguardia interna nel ruolo del Partito, compiuto solo 60 anni dopo da Fontenis, e mancando inoltre fatidicamente l’insurrezione contadina, all’epoca appena ideata: dunque sono necessarie la riflessione e l’impulsione, combinate in maniera fruttuosa allo scopo autoprefissato della nostra vita.
«Le circostanze fanno l’uomo non più di quanto l’uomo faccia le circostanze»
Questo è un invito a essere coscienti del proprio potere e della propria libertà, tanto da dover indirizzare la propria esistenza alla razionalità dinamica.
– Compagno Emanuele

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