68 anni di DDR

ddr6.jpg

La seconda seduta della Camera Popolare Tedesca, riunitasi in una Berlino in via di ricostruzione che portava ancora i gravosi segni della passata guerra, proclama l’esistenza unilaterale della Repubblica Democratica Tedesca, il 7 ottobre 1949. Subito ne fu eletto presidente Wilhelm Pieck, un vecchio militante della Spartakusbund, rischiando nel 1919 di essere ucciso dalla reazione della Repubblica di Weimar contro la rivoluzione spartachista, e fu uno dei fondatori del KPD, il Partito Comunista Tedesco, tuttora illegale nell’attuale Bundesrepublik. Pieck, fuggito quindi dapprima in Olanda e nominato presidente del KPD durante la carcerazione al lager di Buchenwald di Ernst Thälmann, ritornò in Germania assieme all’Armata rossa, data la sua comprovata ed esagitata fede marxista-leninista, che gli valsero la vita nel periodo delle Grandi Purghe. La Repubblica neonata quindi, fu diretta espressione delle volontà di Stalin e della nomenklatura sovietica, decretandone il primato del Sozialistische Einheitspartei Deutschlands, ma già cautamente con Ulbricht, e poi apertamente con Erich Honecker, Berlino si rivalse della propria autonomia e indipendenza negli affari esteri su Mosca, pur mantenendo rapporti di alleanza, ma evolvendoli in una collaborazione tra pari. Fino all’epoca della glasnost’ e della perestrojka di Mikhail Gorbačjov, quando alla passività dei regimi soppressi polacco, ungherese e cecoslovacco si contrappose la veemente reazione di Berlino e di Bucarest, che al contrario delle marionette filosovietiche slave occidentali e ungheresi, avevano un vero appoggio popolare, come dimostra la fortissima ostalgia presente proprio in questi due Paesi. Il Socialismo reale, infatti, nonostante avesse preso due forme opposte in Germania e in Romania, la prima secondo un innovativo sistema parlamentare socialista e la seconda in una partitocrazia di stampo orientaleggiante, non era ancora un sistema defunto e superato, seguendo magari l’esempio di Deng Xiaoping in Cina, ed evitandone gli errori di intaccamento dell’assistenza sociale tipica di quel socialismo di facciata, errori che a Pechino portarono alla manifestazione in Piazza Tienanmen.

68 Jahre DDR, unser sozialistische Vaterland

— Compagno Emanuele

0 Replies to “68 anni di DDR”

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *