Una delle aree di maggiore tensione nel mondo è senza dubbio la penisola coreana, tensione rinnovata negli ultimi anni dai nuovi test nucleari della RPDC.
Siamo abituati a sentire, ascoltando i nostri telegiornali o leggendo principali quotidiani, solamente il punto di vista di Washington, e quindi occidentale, sulla crisi che sembra trascinare il mondo verso una devastante guerra nucleare; senza tenere troppo in considerazione quello che pensano le altre potenze mondiali in merito.
Cercheremo, quindi, di analizzare come Russia e Cina si pongono di fronte la crisi coreana.
CINA
La Cina vanta storicamente ottimi rapporti con la RPDC e ,dal 1961, un patto di assistenza militare e politica lega le due nazioni.
Tuttavia le recenti scelte di Pyongyang di proseguire nei suoi test nucleari e nell’alimentare le tensioni con gli USA ed i suoi alleati non fa altro che mettere in evidenza una tendenza presente in parte della classe dirigente cinese, ovvero, scaricare lo storico alleato ed abbandonarlo al suo destino.
Questa linea si è fatta strada a partire dal ripristino dei rapporti diplomatici con la Sud Corea nel 1992, una delle poche nazioni che può vantare una bilancia commerciale in attivo nei confronti di Pechino, ed è portata avanti dall’ala più liberista del PCC.
La maggioranza del PCC, invece, ancora intende sostenere la RPDC poiché teme un rafforzamento americano nell’area geografica e, alle insensate sanzioni avanzate da Washington, propone una soluzione politica della crisi.
All’eventuale rinuncia di Pyongyang al suo arsenale nucleare devono seguire la cessazione delle esercitazioni militari su larga scala congiunte Sud Corea-USA e sopratutto lo smantellamento del sistema Thaad , scudo anti missilistico americano presente in Sud Corea e Giappone, che la Cina vede come una potenziale minaccia.
Inoltre, pur accettando e ammorbidendo nel possibile le sanzioni contro il suo alleato, si oppone con forza ad ogni possibile cambio di regime per due semplici ragioni:
Un’eventuale change regime imposto con la forza creerebbe una crisi umanitaria ai propri confini.
Una riunificazione guidata da Seul porterebbe una nazione con delle basi americane sul suo territorio ai propri confini.
RUSSIA
La Russia, tornata con forza a ricoprire un ruolo di primo piano sullo scenario mondiale grazie all’abilità politica di Putin e all’esperienza del suo ministro degli esteri Lavrov, si allinea a Pechino nel ricercare una soluzione politica alla crisi.
Mosca spinge per la riapertura di un dialogo tra le parti in causa.
Affianco ad una soluzione politica, propone anche una strategia di integrazione economica di Pyongyang nell’Unione economica euroasiatica.
Putin è infatti interessato a costruire un gasdotto che, attraversando la RPDC, arrivi fino in Sud Corea.
Per convincere Kim Jong Un è disposto ad azzerare il debito che il suo paese ha con Mosca.
Questo progetto economico è complementare ad un enorme piano di sviluppo economico di tutto l’Estremo Oriente russo, su cui Putin sta investendo molto, in cui è prevista la costruzione della ferrovia trans-coreana che dovrebbe essere collegata alla ferrovia trans-siberiana.
Russia e Cina sono unite nel tentativo di risolvere politicamente la questione coreana, scacciando lo spettro di una guerra nucleare e togliendo agli USA ogni pretesto per rafforzare la loro presenza militare nella zona, il che non è nell’interesse né di Pechino né di Mosca.
Il modo in cui viene gestita questa crisi dimostra semplicemente la differenza tra due leader politici e un pagliaccio, abituato alla teatralità della televisione, che si improvvisa presidente di una delle nazioni più potenti al mondo.
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