Gallitelli: il Generale che sostituirà Berlusconi

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L’imprenditore Silvio Berlusconi ha già caldeggiato l’ipotesi di candidare in sua vece, bloccato dalla legge Severino, il generale dei carabinieri Leonardo Gallitelli. Alla trasmissione Che Tempo che fa?, l’aveva nominato come sua alternativa, poiché l’allora ministro degli esteri Ignazio la Russa nel 2009 aveva investito come Comandate Generale dell’Arma proprio quel Gallitelli ora possibile candidato per la coalizione di centrodestra.

La recente riunione ad Arcore per la stipula del patto tra le tre forze politiche maggiori dell’ala destra del parlamento potrebbe aver accennato all’argomento, presentando il signor Gallitelli come candidato della possibile coalizione vincente. Di sicuro la retorica anti-islamista e sovranista di Fratelli d’Italia e della Lega non può che veder bene un militare al governo, rispolverato dal passato nell’harem di piatti visi adoranti l’ex-Cavaliere. Una faccia nuova, mai vista se non nelle invettive contro le inchieste de L’Espresso, è quella che Berlusconi intende proporre. Ma un generale come presidente del Consiglio di ministri altrettanto poco politici, come affermato nell’intervista citata sopra, può davvero essere autorevole, o cadrà nell’autoritarismo?

Nel 2009, la nomina di Gallitelli come Comandante Generale aveva provocato, nonostante l’abbozzo di bipolarismo dell’epoca, reazioni positive da entrambi i lati. Se La Russa era ovviamente rinfrancato di quella che si rivelerà una scelta felice durata fino al 2015, pure dal Partito Democratico sorsero acclamazioni da parte dei due odierni ministri Minniti e Pinotti, rispettivamente dell’Interno e della Difesa. Insomma, i due sedicenti poli dell’epoca si erano fusi in uno solo, quello dell’oppressione militare sui lavoratori, quello dell’ interesse della classe dominante a mantenere le cose tranquille, a sollevare polveroni per disorientare ed egemonizzare i subalterni. In concomitanza col G8 dell’Aquila, infatti, il Generale prendeva il ruolo, ed è sotto il suo comando che si confermarono importanti contratti dell’esercito con le principali aziende produttrici d’armi in Italia, con evidenti conflitti d’interessi.

Un’altra occasione in cui il candidato primo ministro aveva dato dimostrazione di sé è l’opposizione, ancora estesa a tutte le forze politiche unanimi, all’inchiesta di Giorgio Bocca per L’Espresso sulla collusione tra mafia e forze dell’ordine, un vero e proprio patto di coesistenza tra picciotti e carabinieri. Ne sono sorte infinite polemiche, ma nessuna voce contrastò l’autorità del Generale, sebbene egli stesso dichiarasse di voler lottare contro la criminalità e il terrorismo. Nella sua accezione di terrorismo vi è inoltre il controllo serrato delle informazioni, archiviate, su ogni possibile sovversivo e dissidente allo Stato, sia esso anarchico, rivoluzionari socialisti o, si legge dalle sue dichiarazioni, anche sull’estrema destra, quest’ultima scortata di frequente dai carabinieri e difesa dalle manifestazioni popolari, soprattutto negli ultimi anni del suo mandato.

Se Berlusconi difende la candidatura del Gallitelli come un volto esterno alla politica, e come persona capace, è comunque evidente la collusione tra i poteri dello Stato, che da tripartiti si ritrovano saldati in modo indissolubile in un’unica macchina, spogliata delle incrostazioni socialdemocratiche, con accecanti cromature alle catene dell’oppressione.

—Compagno Emanuele

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