Il ruggito della pandemia, della recessione e della povertà di massa apre gli anni Venti.
Le notizie che giungono dagli Stati Uniti sono sempre più drammatiche per la popolazione, e sempre più farsesche per il governo locale: ciò che la pandemia di Covid-19 evidenzia sono tutte le gravose contraddizioni che sussistono nella sedicente «più grande democrazia del mondo».
Il paese, che ha oltrepassato la cifra di 1,32 milioni di ammalati e che tendenzialmente mira ad oltre 100mila decessi (ad oggi, 8 maggio 2020, sono 78mila con un aumento quotidiano di quasi 2000 persone decedute), è stato teatro di diversi episodi peculiari dello stato della popolazione. Primo fra tutti, le scene ormai indelebili nella memoria di ognuno che le abbia viste delle fosse comuni a New York, in anonime casse di cartone impilate sotto la terra nerissima composta di altri cadaveri, morti negli anni, decenni scorsi. Altre casse di cartone rimanevano invece sugli scaffali delle vertenze Amazon, disseminate su tutto il territorio statunitense – i lavoratori americani hanno infatti condotto oltre 150 scioperi negli ultimi due mesi, un’impennata paragonabile soltanto al tragico andamento esponenziale del contagio.
Di molto maggiore invece è l’ascesa perpendicolare della disoccupazione. 23,1 milioni di persone sono senza lavoro nella «più grande economia del mondo», che si affaccia alla crisi più grave che la storia dell’economia ricordi; il tasso di disoccupazione è schizzato al 14,7%, più alto dalla crisi del ’29, che però ha impiegato due anni per arrivare a una situazione così insostenibile. L’assenza di impiego sempre più generalizzata (16 milioni di persone senza lavoro in più in un mese), sommata alle paghe da fame di molti «lavoratori essenziali», inclusi medici e infermieri, produce il collasso dei consumi interni, sostenibili solo attraverso prestiti per il popolo più indebitato al mondo, ovviamente insolvibili, e quindi che faranno collassare anche il sistema finanziario, mai finora così distante dalla realtà in cui versano 328 milioni di persone. Per esempio, all’insostenibilità e alla povertà crescente sono dovute le due ondate di scioperi degli affitti, il 1° aprile e il 1° maggio – cui qualche palazzinaro ha risposto affiggendo elenchi di rifugi per senzatetto.
1. Veicoli allineati per ricevere il cibo dato dalla banca del cibo Feeding South Florida. 17 aprile 2020
2. Giovedì 1° aprile, automobili si allineano nel parcheggio di una banca del cibo carrabile al Woodland Mall di Grand Rapids. La Guardia Nazionale ha aiutato a distribuire il cibo in loco, organizzato dalla Feeding America West Michigan. La dispensa alimentare è una delle molte stabilitesi dopo che il covid-19 è giunto in Michigan. (Neil Blake/The Grand Rapids Press via AP)
Gli indici finanziari, dopo il picco massimo raggiunto il 12 febbraio 2020, sono crollati nelle settimane successive, dando luogo a un’estrema volatilità dei mercati e a una perdita da allora a oggi di circa il 30% in media per i paesi del G20. Il 12 marzo, mentre si scatenava la lotta sul valore del greggio fra Russia e Arabia Saudita, è avvenuto un collasso epocale delle borse di tutto il mondo. Da allora, la tendenza è di lieve crescita, ma ciò è in netto contrasto con la realtà economica quotidiana della maggioranza dei popoli, che si vede piombare di nuovo lo spettro dell’indigenza e della fame.
L’aspetto più controverso, agli occhi di un osservatore esterno, è senza dubbio il gran numero di manifestazioni contro la quarantena, sia in proteste armate vere e proprie, sia con un certo lassismo delle istituzioni locali e con mode stralunate che compaiono negli Stati Uniti. Emblema di ciò è Lansing, capitale del Michigan, dove si sono scatenate le proteste più feroci contro l’isolamento domiciliare, dapprima intasando le strade della città che portavano all’ospedale locale, impedendo alle ambulanze e ai malati di arrivarci, poi, dopo che gli infermieri e i dottori si son frapposti ai grossi SUV di questi esaltati «patrioti e difensori della libertà», per poter permettere agli infetti di essere curati, l’attenzione si è spostata alla residenza del governatore del Michigan, in cui una ventina di costoro, armati, tentavano di irrompere. Infine, l’irruzione riuscita, e sicuramente permessa implicitamente dalle autorità locali dell’ordine, di decine di manifestanti che brandivano armi da guerra nel Senato dello stato del Michigan.
Un’azione del genere, se fatta non da «libertariani» repubblicani, ma da gruppi estremisti islamici, o da ipotetiche formazioni progressiste (recluse per molto meno), avrebbe provocato il subitaneo e muscoloso intervento delle forze armate, dei marines, dei servizi segreti, del FBI ecc. Invece: nulla. L’ingresso armato e con intenzioni offensive di gruppi di fondamentalisti liberisti è stato non solo non ostacolato, ma addirittura concesso e garantito dalle forze dell’ordine degli Stati Uniti. Di sicuro è utile a una certa narrazione della Casa Bianca di Trump, la cui gestione della pandemia è così confusionaria e contraddittoria che sembra esser stato preso in assoluto fallo, senza poter pestar piedi ai grandi finanziatori del gruppo repubblicano, che sostengono la sua ricandidatura. Tra cui, il complesso militare-industriale che si vede garantiti grandiosi profitti dall’economia di guerra infinita nei paesi esteri e l’assenza di restrizioni alla vendita di armi per il mercato interno (grazie alla «libertà» garantita dal II emendamento), le aziende farmaceutiche e le compagnie di assicurazione privata, che forniscono la fantomatica assicurazione sanitaria a prezzi esorbitanti e impossibili per una parte, sempre maggiore, della popolazione. Uno degli esempi più eclatanti dello strapotere del capitale farmaceutico è il prezzo delle cure per il diabete, che ammontano a circa 6.000$ annui in media, mentre l’insulina arriva tranquillamente al centinaio di dollari.
E in effetti, la gestione della pandemia da parte del governo federale è stata in onore degli interessi economici che mantengono l’attuale classe politica al potere, senza distinzioni fra Democratici e Repubblicani. Subito l’interessamento per il mercato finanziario al collasso, bruciando migliaia di miliardi sottratti dai contribuenti ai circuiti azionari, in osservanza al principio implicito del socialismo per i ricchi, capitalismo per il popolo, che non hanno sortito nessun beneficio sostanziale per la metafisica e divina «the Economy». Alcuni governatori si sono prodotti in dichiarazioni sulla stessa linea d’onda delle parole del governatore texano, che annunciava a marzo che sua nonna sarebbe stata orgogliosa di morire per salvare l’economia; poi i media si son profusi ad apostrofare come degli «eroi» i lavoratori che continuavano a lavorare, quando gli infermieri e i dottori sono costretti a proteggersi dal contagio coi sacchi della spazzatura, la logistica a indossare mascherine di fortuna, e la stragrande maggioranza dei lavoratori statunitensi non ha i giorni di malattia retribuiti da contratto.
Gli Stati Uniti sono il paese dove, più persino di molti paesi del Terzo Mondo come Cuba, il Vietnam e il Venezuela, per i lavoratori la pandemia ha significato «o il lavoro, o la salute e la vita», ovvero la scelta esclusiva fra il mantenimento della vita quotidiana attraverso il ricatto del lavoro, o il mantenimento della vita di per sé e della salute dal virus. La libertà di andare in giro ad armi spianate non è la vera libertà, quella di poter vivere, neanche in maniera dignitosa, ma almeno vivere. Il sistema socioeconomico degli Stati Uniti vieta la realizzazione della libertà di vivere per i suoi sottoposti, mentre il presidente, peraltro eletto senza la maggioranza del voto popolare, rilascia dichiarazioni di intenti in contraddizione e addirittura dannose, come ha esternato di capire tutto dalla task-force scientifica, e poi di curare il virus con l’esposizione ai raggi ultravioletti e assunzioni di disinfettante. Tutto ciò senza preoccuparsi effettivamente del popolo americano, che ha dovuto protestare e scioperare per poter ottenere l’indennità di disoccupazione (600$ mensili durante la pandemia, e 1.200$ una tantum) e i tamponi gratuiti per l’identificazione del covid-19, quando per le prime settimane le grandi compagnie ospedaliere li facevano pagare 2.000-3.000$, speculando sulla necessità delle persone.
Negli Stati Uniti si assiste alla manifestazione peggiore e più radicale della schizofrenia che contraddistingue il concetto di libertà nelle società capitaliste occidentali. Alcuni ritengono che sia lesivo della libertà individuale il fatto di essere invitati a rimanere presso il proprio domicilio, col fine di evitare il più possibile la diffusione della pandemia, e quindi tutelare la sicurezza della salute dei cittadini nel contesto della pandemia. Tuttavia, quando invece si tratta di tutelare la sicurezza sul lavoro, e in generale la sicurezza dei cittadini nella vita «normale», verso tutto quel «bene» dove si spera che tutto andrà, la libertà diventa quella di consumare. A questo si lega l’affezionamento che le frange più estremiste del liberismo americano riservano verso il II emendamento, che permette legalmente di detenere armi da fuoco senza la necessità di un porto d’armi: è la libertà declinata nella foga al consumo – in questo caso, di armi.
Ciò si rende evidente anche nelle rivendicazioni assurde ingiunte dai manifestanti «patriottici», ovvero il voler farsi tagliare i capelli, continuare la propria vita ridotta al consumo puro e semplice, e credere biecamente che libertà sia la facoltà di poter eleggere un paio fra i cento gusti di patatine. Ebbene, la libertà di consumo è sostanzialmente insulsa, in particolare se contrapposta alla libertà di vivere, alla possibilità di vivere per gli altri. La distopia statunitense ha raggiunto il livello tale per cui parte dei suoi abitanti, annichilita nella sua essenza dall’unica facoltà effettiva che le rimane – consumare – non riesce a concepire una vita senza reiterare all’infinito questo comportamento: consumo dunque sono. Davanti al vuoto dell’esistenza senza il consumo si scatena la protesta, la reazione violenta ed esasperata di chi non riesce più a vivere perché non può più vivere autenticamente, ed è stato insegnato culturalmente che la libertà si riduce al pellegrinaggio fra casa, lavoro, e stazioni di consumo (da qui deriva anche il concepimento del boicottaggio individuale come unica azione possibile contro lo strapotere di certe aziende per certi motivi etici).
È per il fatto di non riuscire a concepire la vita al di fuori di questo circuito, e di definirlo «stato in libertà», che quando esso viene interrotto per cause di forza maggiore – la pandemia, in questo caso – esso viene visto come una fastidiosa imposizione, e la retorica dominante degli Stati Uniti quanto a paese di «libertà e democrazia» per definizione ha fatto il resto. Chissà se varranno a qualcosa le scene terribili che si vedono ampliarsi ogni giorno, come i senzatetto che dormono in un parcheggio a Las Vegas, sotto a vuoti hotel lussuosi, come le code interminabili davanti ai supermercati e ai grandi magazzini, vere e proprie file per il pane della nostra epoca.
— Compagno Emanuele
1 Reply to “Stati Uniti. Tragedia per i più, Farsa per i pochi.”