Il modello per i valori da seguire, dall’antichità ai trapper.
Da sempre l’umano cerca idealizzare e stereotipare ciò che la società ritiene i più alti valori e qualità, si può chiaramente identificare nella letteratura degli schemi di eroi che si prestano a questo scopo.
Di solito nell’antica Grecia l’eroe (inteso come massima espressione dell’ideale della società) è un semidio o ha una correlazione divina. I tratti che lo rendono degno di tale titolo sono uno smisurato coraggio, conseguimento del codice eroico (ovvero onore, considerazione di cui godeva nel popolo) e nella battaglia trovavano la maggiore espressione di sé, il bottino della guerra il premio più grande.
Nella società feudale le leggende di cavalieri appartenenti ad un particolare ceto hanno caratterizzato molte storie ed ideali. Alla base del codice cavalleresco (e dei Samurai) vi era la fedeltà alle gerarchie ecclesiastiche, l’eleganza e cortesia, la fierezza, le buone maniere e l’abilità. Un chiaro esempio di queste pratiche si trova nel ciclo arturiano, ed è Lancillotto del Lago che rende lo stereotipo del cavaliere bello, elegante e cortese.
Esempi di modelli comportamentali si sono susseguiti lungo la storia, rispecchiando i più alti valori e qualità a cui un individuo dovrebbe tendere e desiderare. Osservando i diversi poemi e opere si può notare una evoluzione dell’eroe (sempre inteso come individuo ideale), o per meglio dire, un mutamento dei valori morali e le qualità attraverso i secoli. In una società disincantata come la nostra la oramai desueta etica cattolica e il codice guerriero lasciano la scena per far spazio ai veri desideri del nostro tempo.
Figli della globalizzazione, che mai conobbero la realtà della guerra fredda, sono eletti per meglio rappresentare la totalità del sistema i trapper, esemplificano perfettamente i nuovi valori associati dalla società a cosa sarebbe bello diventare: giovani opulenti senza limiti, con molti soldi e tante donne come oggetti sessuali.
Per molti giovani sono modelli da seguire, essi sono i nuovi eroi, creati dal bisogno di “avere successo” e “fare soldi” nella vita. Questi cantanti esprimono sia l’apparente disagio sociale che il desiderio più grande, dettato dalla competitività. Essi con le loro gesta denunciano il disagio sociale e decadimento ideologico nel quale siamo sprofondati grazie al capitalismo totale e totalizzante. Valori come l’eleganza, l’onore e la fedeltà (tralasciando la validità di questi schemi) sono stati abbandonati in nome della brama di profitto, poiché l’ideale del singolo rivela le fallacie del sistema.
— Compagno Efesto