Il 10 gennaio l’azienda QF ha fatto partire una nuova procedura di licenziamento collettivo nei confronti dei lavoratori dell’ex Gkn di Campi Bisenzio, la terza dal 9 luglio 2021. Il Tribunale di Firenze, che già due volte aveva respinto i licenziamenti per condotta antisindacale grazie ai ricorsi presentati dalla FIOM CGIL, ha dato il via libera all’operazione. I licenziamenti non sono mai cessati, dicono gli operai del Collettivo di fabbrica ex Gkn, perché quasi 13 mesi senza stipendio né ammortizzatori sociali sono un licenziamento di fatto. Già nel 2023 la proprietà non aveva pagato gli operai per 8 mesi, venendo così meno agli accordi ministeriali e alle richieste di pagamento imposte dal tribunale. La strategia è chiara: prendere gli operai per fame, costringerli ad un abbandono graduale della lotta per le difficoltà economiche individuali e per il logoramento di un’attesa senza risposte concrete. In questi 3 anni di lotta più di 300 operai dei 422 iniziali si sono licenziati da soli, la maggior parte per problemi economici.
Francesco Borgomeo, presidente di Confindustria Cassino e uomo di fiducia dell’azienda Gkn, divenne proprietario dello stabilimento di Campi Bisenzio (cambiandogli nome in QF) nel dicembre 2021 presentandosi come il cavaliere bianco che avrebbe salvato tutti. Egli non ha mai avuto intenzione di reindustrializzare il sito, come invece gli imponeva il Tribunale di Firenze applicando la legge 234/2021 contro le delocalizzazioni, figlia della stessa vertenza Gkn. Lo scopo di QF è sempre stato finire il lavoro del fondo finanziario Melrose: licenziare e delocalizzare. La mancata presentazione di un piano industriale da parte di QF, il mancato pagamento degli stipendi e molte altre irregolarità, rimangono senza conseguenze legali. È questa la capacità della giustizia italiana di far rispettare le decisioni dei suoi tribunali? Pagare immediatamente spettanze e stipendi arretrati, questo chiedono gli operai e le realtà solidali.
Aumenta ora l’urgenza di applicare subito la legge regionale sui consorzi industriali, proposta dagli operai e finalmente approvata in dicembre dal consiglio regionale della Toscana. Questa consente all’ente Regione di espropriare di fatto fabbriche ferme da anni che rispettino precisi requisiti. Nel caso dell’ex Gkn essa passerebbe in gestione ad un consorzio regionale con la Cooperativa degli operai “GFF” (Gkn For Future) e la Società Operaia di Mutuo Soccorso “Insorgiamo”, cioè di fatto sotto controllo operaio. Questo consentirebbe di iniziare subito il piano di reindustrializzazione ecosostenibile scritto e presentato dal Collettivo di fabbrica, insieme a ricercatrici e ricercatori solidali, per far ripartire il lavoro. Andrea Tagliaferri, sindaco di Campi Bisenzio sostenuto da una coalizione composta da SI e M5S, si è detto pronto ad espropriare la fabbrica usufruendo della nuova legge e si spera che dalle parole passi ai fatti.
Il piano industriale elaborato dagli esperti del Sant’Anna di Pisa con gli operai necessiterebbe di un investimento pubblico di 35 milioni di euro. Secondo l’ex presidente dell’Inps Pasquale Tridico, lo Stato italiano tra gennaio 2022 e febbraio 2024 avrebbe già speso 55 milioni solo per la cassa integrazione dell’ex Gkn. Senza il colpevole immobilismo della proprietà, puntualmente assente ai tavoli di trattativa per prolungare l’attesa logorante e fiaccare la lotta, una spesa inferiore (circa 20 milioni!) sarebbe bastata ad implementare subito il piano industriale. Lo Stato italiano ha la brutta abitudine di usare fondi pubblici per i capricci dei privati: dal 2010 al 2019 gli italiani hanno fornito circa 890 milioni di euro a FCA – Stellantis (ex FIAT) tra cassa integrazione e agevolazioni; di contro questa negli ultimi tre anni cancellava 10 mila posti di lavoro, consegnava ai suoi azionisti 16,4 miliardi di dividendi e il suo Ceo prendeva un salario di 23 milioni all’anno. “Socializzare le perdite e privatizzare i profitti”, un classico.
Le istituzioni locali, regionali e nazionali, con le principali forze politiche che le occupano, sono complici dei danni che ancora QF infligge ad un intero territorio. Il governo Meloni si è sempre schierato con Borgomeo perché in un paese “avanzato”, in una “democrazia occidentale”, ai padroni vien concesso di non rispettare le minime regole sindacali e i diritti legalmente sanciti, né le decisioni e le condanne dei tribunali, fregandosene di tutto tranquillamente. “Libera volpe in libero pollaio”. Sono gli stessi che in tribunale giuravano di aver deciso i licenziamenti solo pochi giorni prima del 9 luglio 2021, quando poi un’inchiesta di Irpimedia ha svelato che già da anni li progettavano e nel mentre schedavano segretamente gli operai più attivi a livello sindacale.
I licenziamenti saranno effettivi dal 26 marzo, proprio a ridosso della terza edizione del Festival internazionale di Letteratura Working-class che si terrà dal 4 al 6 aprile, il quale resta per il padrone la più insopportabile delle tantissime iniziative create dalla lotta nell’ex Gkn in più di 3 anni. Come osano quei 4 straccioni star lì a parlare di cultura? E persino di cultura popolare, in mezzo al niente della periferia industriale tra Firenze e Prato, senza percepire gli stipendi. “Come osate voi piuttosto privarci dello stipendio mentre parliamo di cultura!” risponde la lotta. L’anno scorso il Festival, che vide la partecipazione di oltre 7 mila persone, fu sorvolato da inquietanti droni-spia. Inoltre, poche notti prima, degli sconosciuti si erano introdotti nell’area riuscendo a danneggiare gravemente il quadro elettrico e lasciando la fabbrica tuttora al buio. Un’azione per colpire la comunità in lotta che là dentro aveva da anni il suo ritrovo. Un’altra azione criminale impunita.
Fin dall’estate del 2021 quella dell’ex Gkn è stata la lotta sociale più importante degli ultimi decenni in Italia. Essa è anche di fatto ormai l’assemblea permanente più lunga della storia operaia italiana ed europea. Una lotta formidabile che non si è limitata alla sola classica vertenza, bensì è uscita dalla fabbrica verso la società civile dichiarando che nessuno si salva da solo e dunque, viaggiando per tutta l’Italia e poi per mezza Europa, si è unita a varie altre lotte e vertenze rafforzandole. Dall’ecologia al transfemminismo, dal genocidio palestinese al diritto allo studio, dal carcere alla salute mentale, dalla precarietà alla sanità pubblica. La lotta dell’ex Gkn ha portato alla convergenza di ampie parti di questi e altri movimenti, unendo centinaia di migliaia di persone che in essa hanno trovato una lotta operaia forte con cui creare un precedente utile anche per i conflitti futuri. La solidarietà ha protetto la lotta. Quando nel novembre 2023 un’alluvione ha colpito Campi Bisenzio, la fabbrica è diventata il centro logistico dei soccorsi con centinaia di volontari dopo che già in maggio dallo stabilimento le squadre volontarie erano partite per spalare il fango in Romagna.
Una lotta autonoma da partiti, sindacati e istituzioni, ma al tempo stesso anche interna ad essi: “dentro, contro, oltre”. Una lotta creativa, capace di opporre una narrazione diversa e conflittuale, di cura e mutualismo, a quella mainstream neoliberale così lontana dalla vita vera. Una lotta di moltitudine, attraversata da diverse soggettività che lì hanno provato ad articolarsi e convergere facendo rete, non solo per gli operai ma per ognuna delle proprie istanze. Come dice il Collettivo di fabbrica: “per questo, per altro, per tutto”. Dicono di più, cioè che solo cambiando i rapporti di forza nella società potremo trasformarla in favore di tutti. Quindi una lotta anti-capitalista con forza e qualità nuove che coniuga giustizia sociale e giustizia climatica e punta a trasformare l’ex Gkn in una fabbrica socialmente integrata col suo territorio, gestita da esso insieme agli operai per produrre pannelli fotovoltaici e cargo-bike. Contro la sovranità distruttiva del capitale, per una transizione ecologica dal basso.
Un film documentario, diversi libri, sia saggi che romanzi, due podcast, un piano industriale, varie canzoni, due nuove leggi, un festival di letteratura, paragrafi nei manuali di diritto, fiumi di parole sui giornali e soprattutto un grande spettacolo recitato dagli stessi operai nei teatri italiani ed europei; questo e altro si è prodotto in questa lotta. In più essa ha raccolto, solo nel territorio fiorentino, 17 mila firme a favore della riapertura della fabbrica. Ha raccolto poi 1,3 milioni di euro in azionariato popolare che consente a cittadini, associazioni, circoli, gruppi e realtà di ogni tipo di diventare azionisti della nuova fabbrica gestita e recuperata dalla cooperativa operaia in ottica ecologista. Di questi soldi ben 400 mila arrivano dal territorio toscano e altri 500 mila dall’estero, dove la lotta dell’ex Gkn non solo ha tessuto rapporti ma ha anche ispirato altre lotte, comprese occupazioni di fabbrica nei Paesi Baschi contro analoghe delocalizzazioni o prospettive di lotta intersezionale nei movimenti climatici e sindacali dei paesi nordici.
Questa lotta che già viveva un momento critico ora è sotto attacco diretto. Il via libera ai nuovi licenziamenti rappresenta un grave pericolo di fronte a cui schierarsi uniti, al di là delle divergenze, per difendere tutto questo. Vi invitiamo tutti a tenervi informati sui canali social del Collettivo di fabbrica dell’ex Gkn che intanto prosegue la sua lunga serie di iniziative in tutta Italia per resistere all’inverno e che il 29 gennaio, al presidio, terrà un’assemblea con le realtà solidali per discutere il punto dell’attuale situazione. Stringiamoci a questa lotta di classe del terzo millennio per superare questo momento critico. Parlatene nelle vostre realtà e sui vostri spazi virtuali o reali, informatevi e fate informare altri: rompere il silenzio attorno alla vertenza aumenta quella ampia legittimità sociale che più volte ha permesso di intimorire la proprietà respingendone gli attacchi.
In un paese dove aumenta la precarietà, con alti tassi di povertà e disoccupazione, dove arretrano i diritti sociali e civili, aumentano le leggi repressive, viene penalizzata la cultura, vengono tagliate la sanità pubblica e la scuola, vengono favorite privatizzazioni, viene delegittimata l’attività sindacale, domina l’economia del fossile, avanza il revisionismo storico di estrema destra e una cultura patriarcale che fa della violenza la normalità essere sconfitti in una lotta così avanzata significa essere sconfitti ovunque. Significa perdere tutti una grande occasione. “Insorgiamo” era il motto dei partigiani che liberarono Firenze dal nazifascismo 80 anni fa, da oltre 3 anni è il motto della vertenza dell’ex Gkn e della sua lotta che ci invita a parteggiare contro il capitale e tutte le sue contraddizioni. Non c’è pacificazione che tenga, solo nella lotta collettiva ci si può salvare. Siamo tutti Gkn.
– Compagno Grimm