Nuovi pretesti e vecchie reazioni

È servita un’insurrezione per scatenare gli impulsi autoritari nel partito erede dell’MSI? No, è bastato un rave nel Modenese. Il 434-bis istituisce un nuovo reato: “Invasione di terreni o edifici per raduni pericolosi per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica”.
Nonostante il Ministro dell’Interno abbia specificato – facendo anche l’offeso nei confronti delle deboli perplessità mosse dall’opposizione – che l’applicazione si limiterebbe ai rave, è comunque preoccupante la facilità con la quale il nuovo esecutivo ha mostrato di muoversi verso una, prevedibile, stretta repressiva.

Il restyling del Codice Rocco era doveroso: si sa che la Meloni é maestra nel rebranding partitico, basti vedere le nomine – e le qualifiche – di chi ha ottenuto i dicasteri. La scelta del nuovo governo sembra chiara: spingere sullo spazio interpretativo della norma per riuscire a stemperare i conflitti tra lavoro e capitale. Tutto questo nell’enorme contraddizione di dover cautelare sia i contractors e gli stakeholders inter(multi)nazionali – data la nuova paradossale vocazione di un partito nazionalista ed antiglobalista fino all’altroieri – che quelli nazionali, ovvero il tessuto delle PMI nazionali a bassa produttività e delle filiere produttive a basso valore aggiunto. Se la loro strategia é bloccare le occupazioni delle università (è infatti ipotizzabile che questo nuovo reato sia stato in verità una risposta alle contestazioni alla Sapienza e all’occupazione della facoltà di scienze politiche, più che all’innocuo rave party), delle fabbriche, delle case sfitte, così come bloccare i picchetti sindacali o dare via libera a qualsiasi intercettazione relativa ad un avversario politico qualunque, non sappiamo quanto questo governo riconosca la propria responsabilità di esser conscio delle conseguenze delle proprie decisioni. Storicamente queste mosse istituzionali in uno stato di diritto sono sempre l’anticamera della creazione di una strategia della tensione per delegittimare le lotte sul piano produttivo e riproduttivo. Non stentiamo a credere che molti “camerati” della Meloni ricordino con nostalgia il terrorismo – specialmente quello nero – e gli anni di piombo, e ci auguriamo non siano tanto stupidi da volerlo “rievocare” come sovente rievocano “manifestazioni storiche” a Predappio, con i famosi Balilla settantenni.

Va infine aggiunto che il decreto legge mostra un approccio nuovo nei confronti dei propri oppositori: l’utlizzo di una narrativa antimafia per schiacciare qualsiasi raduno non voluto. Il decreto infatti modifica la legge antimafia del 2011 (d. lgs. 159/2011) includendo tra i soggetti a cui la legge si applica proprio quei soggetti “indiziati del delitto di cui all’articolo 434-bis del codice penale”.

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