Mun Jae-in ha ieri vinto le elezioni presidenziali dopo l’impeachment della presidente Pak Gŭn-hje il 10 dicembre scorso, contro la quale si era candidato nel 2012, venendo sonoramente sconfitto da un Saenuri (Partito Conservatore) ora extraparlamentare. Il Minju, il Partito Democratico di Corea, con chiaro indirizzo liberale, è ora il protagonista indiscusso di un nuovo quinquennio di distensione, da parte del secondo presidente cattolico nella breve storia democratica sudcoreana, col Nord.
Oggi, ottenuto l’inizio del mandato e avendo nominato il Primo Ministro e le altre alte cariche della Repubblica, tra cui il capo dei servizi segreti, ha dichiarato di voler, appunto, proseguire le politiche aperte col Nord del predecessore Kim Dae-jung, che fu il secondo protagonista del primo incontro intercoreano col collega settentrionale Kim Jong-il.
Lo stesso Suh Hŭn, il capo dell’intelligence sudcoreana fresco di nomina, ebbe un ruolo rilevante nell’organizzazione congiunta dei due incontri, importanti per due Stati ufficialmente ancora in conflitto, nonostante le istanze di pace, per coerenza con la realtà dei fatti, proposte da Pyongyang dopo l’effettivo termine della guerra di Corea.
Lo stesso Suh Hŭn, il capo dell’intelligence sudcoreana fresco di nomina, ebbe un ruolo rilevante nell’organizzazione congiunta dei due incontri, importanti per due Stati ufficialmente ancora in conflitto, nonostante le istanze di pace, per coerenza con la realtà dei fatti, proposte da Pyongyang dopo l’effettivo termine della guerra di Corea.
Tuttavia, oltre all’apparente clima di disgelo che le parole di dissenso nei confronti del dispiegamento antimissilistico statunitense sembrino proferite dal presidente Mun, è da analizzare anche ciò che conseguì per la Corea del Nord: un ingresso di investimenti americani che contrastano apertamente l’Ideale jucheano, base fondante della Repubblica Democratica Popolare, e al contempo permettono agli occidentali di gettare un occhio sulle ricchezze minerarie nordcoreane, recentemente tornate alla ribalta con la scoperta di un giacimento di terre rare nella parte nordorientale della penisola del Sol Levante, l’unico rilevante all’esterno della Cina Popolare.
Un vortice di interessi economici, militari e politici offuscano quindi le reali intenzioni del neoeletto presidente sudcoreano, che potrebbe seriamente minacciare la stabilità della Corea intera con politiche distensive potenzialmente offensive.
-Compagno Emanuele
0 Replies to “Mun Jae-in, liberale, è il neopresidente sudcoreano che promette distensione.”