La repressione nell’europea Lituania

Le ombre di un paese che ha dimenticato il suo passato

Lunedì 6 aprile la corte d’appello ha annullato la detenzione di due mesi, decisa a marzo, del prigioniero politico lituano Algirdas Paleckis presso il tribunale regionale di Šiauliai e ha applicato misure di detenzione più indulgenti. Alcune ore dopo, è stato rilasciato dal centro di custodia di Šiauliai.

La notizia passa in sordina e non viene coperta dai mass media occidentali, così come è successo per l’intera vicenda sin dall’inizio dell’incarcerazione nel 2018. Che una notizia del genere non desti interesse, purtroppo, non è un fatto eccezionale, ma ciò che questa volta differisce è che l’oggetto in questione non sia un semplice attivista, bensì un rilevante personaggio della vita istituzionale lituana.
Infatti, oltre ad essere l’ex-leader (la sua attività è stata interrotta dalla detenzione) del partito Fronte Popolare Socialista [Socialistinis liaudies frontas], opposizione agli schieramenti liberali e conservatori, è stato primo segretario della missione permanente lituana a Bruxelles, membro del consiglio Europeo, parlamentare della Seimas, membro del ministero degli esteri e vice sindaco della capitale.

Algirdas Paleckis al momento del rilascio

I guai con le istituzioni per Paleckis sono iniziati con una sua affermazione del 2011 in una intervista, facendo riferimento agli scontri di piazza contro l’Unione Sovietica per l’indipendenza morirono 13 manifestanti disarmati, dichiarò “i nostri spararono sui nostri”. Ciò che esprimeva era la necessità che venissero condotti studi ed indagini sugli avvenimenti, dato che alcune testimonianze e le autopsie delle vittime suggeriscono che gli spari venissero da edifici non occupati dai sovietici: insomma, potrebbe essere che dei nazionalisti lituani abbiano fatto fuoco per provocare.

In base ad una legge del 2010, in cui si condanna la negazione ed apologia del “doppio genocidio”, ovvero quello sovietico e nazista¹, è stato giudicato e condannato ad una ammenda di all’incirca 3000€.
Paleckis non aveva però né accennato a sminuire le azioni sovietiche né tantomeno a negare la repressione e le sue vittime: è bastato mettere in dubbio la versione ufficiale di avvenimenti storicamente intricati ed ancora pieni di interrogativi, per essere tacciati di negazionismo e perseguitati.

Paleckis davanti a una manifestazione del SFL a Vilnius, 2017.

Si è così arrivati alle estreme conseguenze della sua attività politica, a favore della fortemente trascurata componente russofona del paese (circa il 5%) e contro le politiche liberali del paese, Partito Socialdemocratico incluso, avente come membro di spicco suo padre e del quale fece egli stesso parte. Nel 2018 senza prove concrete è stato incarcerato senza diritto a vedere familiari per sospetto spionaggio a favore della Federazione Russa, in cambio di favori finanziari: così, per due anni hanno liquidato come traditore uno dei tanti oppositori, declassando il suo lavoro a quello di cane da guardia di Putin.
In questi due anni, in cui nel primo mese nessuno era stato informato della detenzione se non suo padre che è stato obbligato a non riferirlo, si è potuto anche vedere come la salute fisica dell’imputato sia deperita, perdendo 30 kg ed improvvisamente i capelli bianchi.

Ma non è l’unico nel paese, anzi, il nuovo leader del partito di Paleckis, Giedrius Grabauskas, dopo aver partecipato ad un comizio per la liberazione del suo collega è tornato nella sua casa messa a soqquadro dalla polizia. Verso lo stesso sono state continuamente rivolte accuse che si rivelavano prive di fondamento, in particolare una causata dalla pubblicazione di alcuni volantini contro la NATO e l’introduzione dell’euro. Tanti altri sono stati perseguitati in Lituania, alcuni sono Danguolė Raugalene, Ju Lekas,  Aleksandras Bosas, Vaidasa Lekstutisa, D. Šultsas, Plungene L., A. Dolzenko, Ju Vajknšorasa, V. Anankene, Zh. Razminas, O. Titorenko, V. Titov, S. Rakauskene, E Satkevicius. Gli interessati comprendono ex partigiani, sopravvissuti all’olocausto, il rappresentante della comunità ebraica, scrittori, giornalisti che hanno accusato di corruzione esponenti della società lituana, attivisti e politici. Tante sono state le occasioni in cui sono stati ritirati dalla vendita libri scomodi, incarcerato oppositori, multato per le proprie opinioni e talora sono anche morte e state assaltate delle persone (Aida Merkulova è stata ad esempio stata incendiata da un uomo sconosciuto)².

Tutto questo grazie e nel nome della condanna ai crimini sovietici, che più di una difesa della storia sembra prendere la forma di uno strumento politico, concretizzato nella legge del doppio genocidio, che sembra essere interpretata fantasiosamente appena qualcuno mette in dubbio la versione ufficiale dei fatti. Perché se quando si tratta di agire nei confronti del comunismo si è sempre ben disposti, nel prendere provvedimenti per la condanna del nazismo non è usato lo stesso zelo.

Si verificano, al contrario, casi in cui le autorità reiteratamente autorizzano parate nazionaliste, nominalmente in occasioni di festa nazionale, ma che poi nel concreto vedono sfilare manifestanti con svastiche o altri simboli simili e striscioni inneggianti a collaborazionisti ucraini coinvolti nello sterminio degli ebrei lituani. Addirittura si è arrivati ad elevare ad eroi nazionali personaggi a capo delle istituzioni del governo fantoccio del 1941, lo stesso che ha represso ogni forma di resistenza comunista popolare del paese e che ha permesso che in Lituania 200.000 ebrei (all’incirca il 96% della popolazione ebraica locale) venissero sterminati dando vita a ciò che secondo alcuni storici è stato l’inizio concreto della Shoah, assieme allo sterminio degli ebrei polacchi.

In nome della sovranità nazionale si è disposti a negare ed ignorare il proprio passato santificando persone dichiaratamente antisemite e sostenitrici del “complotto giudaico” ben prima di essere obbligati dall’occupazione tedesca; glorificando i “fratelli della foresta”, gruppi partigiani per l’indipendenza in cui refluirono in gran numero ex membri delle Waffen SS lituane. Ma una giustificazione, una scusante v’è sempre nei confronti dell’estrema destra: “hanno combattuto il dominio sovietico”, svastiche che vengono giustificate in quanto ipotetici simboli della cultura baltica ed altro ancora.

Ad esempio nel caso di Jonas Noreika, eroe nazionale per i lituani e criminale di guerra per i superstiti della comunità ebraica, nonostante non fosse un segreto che avesse un oscuro passato, si è dovuto aspettare che un parente americano delle vittime lituane della Shoah, Vanagaite (scrittrice i cui libri sull’argomento sono stati ostacolati dalle autorità lituane) e la nipote stessa di Noreika denunciassero la nazione baltica per i crimini del collaborazionista.³
E se in questo caso lo stato ha effettivamente riflettuto sull’identità di Jonas Noreika, a cui erano dedicate vie, statue e piazze, è perché non poteva semplicemente liquidare sua nipote come “agente in nome delle menzogne sovietiche”.

È perciò chiaro che tale legge che condanna sia nazismo e comunismo, sia in realtà un pretesto per poter perseguire quest’ultimo.
Non a caso in documenti come questi, più generalmente rappresentati nella dichiarazione di Praga (2008), si insiste nell’iterare il termine “stesso”: i crimini del comunismo sono gli “stessi” del nazismo, le due ideologie sono allo “stesso” modo genocidi, i crimini dei due regimi vanno dipinti nello “stesso” modo nei libri scolastici e, ultimo ma non meno importante, le vittime dei due genocidi devono essere ricordate nella “stessa” data ed assieme.

Non porrò in questa occasione l’accento sull’insensatezza ideologica dell’equiparare due filosofie completamente distinte e la vergognosa banalizzazione storica che elude passaggi importanti nel dare lo stesso ruolo all’URSS e all’Asse (con i tanto inflazionati quanto controversi avvenimenti del Patto Molotov-Ribbentrop e Katyn, di cui non discuterò in questo articolo).
Verrebbe piuttosto da pensare che, così come in Lituania la legge che dovrebbe contrastare assieme e nello stesso modo i due fronti, in realtà sia più un modo per poter dire che il nazismo sì lo si persegue, ma in realtà ci si concentra su altro.⁴

Nel settembre 2019 è stato passato un provvedimento che mette al passo della dichiarazione di Praga l’Unione Europea e condanna similmente nazifascismo e comunismo (con la stessa disonestà intellettuale).
Siccome l’Occidente “democratico” e l’Europa non hanno mai seriamente preso provvedimenti nei confronti di queste situazioni in Europa orientale, e nemmeno coperto bene mediaticamente il fenomeno, se non per l’inevitabile eccezione dell’Ucraina, approvare tale direzione politica, che ha avuto un preciso obiettivo, è una grave colpa. Equivale ad appoggiare l’operato di chi ha sfruttato questo indirizzo politico per ledere gravemente la libertà di parola.
Sì aggiunge anche la NATO e gli Stati Uniti, che nel 1950 dichiarano:
«Le Unità Baltiche Waffen SS sono da considerarsi come separato e distinto nello scopo, l’ideologia, le attività e le qualifiche per l’adesione della SS tedesche, e quindi la Commissione ritiene che non siano un movimento ostile al governo degli Stati Uniti ai sensi della Sezione 13 dell’Atto sulle persone sfollate, e successive modifiche»
La Nato inoltre supporta i moderni “fratelli del bosco”, che guarda caso il loro scopo sarebbe quello di tamponare un’ipotetica invasione russa in attesa dell’intervento dell’esercito regolare.

In un paese come la Lituania, dal trascorso così complesso e carico di eventi storici importanti, dall’indipendenza nel 1918, i regimi autoritari susseguiti per troncare i moti rivoltosi, la collaborazione con i nazisti e la loro ideologia altamente diffusa tra la popolazione, il periodo sovietico ed il ruolo cruciale avuto nel corso degli eventi che portò alla dissoluzione dell’URSS (periodo ancora semi sconosciuto, ricco di “non detti” e documenti falsificati), rifiutare il faccia a faccia con la storia e preferire la via più semplice del dimenticare è tossico, perché nella società nulla si dimentica, bensì si assimila.

Non chiarire cosa è successo, che sia in mala fede o per ingenuità, porta a delle tensioni politiche non facilmente risolvibili e che nascondono tanti scheletri nell’armadio, che se non si affronta la realtà potrebbero uscire. Di questo abbiamo come lampante esempio, tra i vari paesi dell’Europa orientale, l’Ucraina: paese dove infuoca la guerra, gli strappi tra la popolazione, la corruzione, l’autoritarismo e figure dichiaratamente di estrema destra sono parte integrante delle istituzioni.

Nessuno ha diritto di poter pensare che un popolo debba soffocare completamente il suo orgoglio nazionale e le sue emozioni, ma fare i conti con i fatti e potersi così liberare da quella mancanza di coscienza che fa rinascere movimenti come il fascismo (in qualsiasi veste esso si presenti) e poter rialzare la testa ed acquisire veramente la libertà e la democrazia. Altrimenti quello che si ottiene è un sistema criminale e corrotto che è incompatibile con la libertà di opinione ed i diritti di cittadini e lavoratori. E assieme a questi criminali, noi condanniamo anche l’Occidente taciturno e che “aiuta” queste politiche per i propri interessi o per incompetenza.

La storia ed i suoi momenti non possono essere semplificati tra schieramenti “buoni” e “malvagi” o tra ideologie isolate l’una dall’altra: per capire ciò che è successo bisogna trovare coscientemente le dinamiche dei flussi che sono confluiti nel succedere degli eventi.

— Compagna Laura

¹ per ciò in cui consiste tale legge
· https://bit.ly/3b1OzRN

² Per approfondire i casi simili, una lettera scritta da Grabauskas dove denuncia la situazione lituana
· https://bit.ly/2K0U8DW

³ Per dettagli sul caso
· https://bit.ly/3cacnD1
· https://bit.ly/3eoixBE

⁴ Un approfondimento, per verificare che non si tratti di casi isolati e in realtà senza collegamento, bensì la prassi
· http://defendinghistory.com/wp-content/uploads/2019/12/Dovid-Katz-On-the-Abuse-of-Law-2019.pdf

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