Si commemorava ieri la nascita di un grande rivoluzionario: Vladimir Il’jč Uljanov detto Lenin

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Vladimir Ul’janov ha 17 anni nel 1887, e, il 20 Maggio di quell’anno, avverrà l’incontro più segnante della sua vita.
Il fratello maggiore Aleksandr, legato all’ insurrezionalismo e paziente artigiano di un ordigno destinato a dilaniare lo Zar Alessandro III, viene impiccato.
L’incontro dell’ adolescente Vladimir Il’Jč è dei più terribili: la repressione delle istituzioni, che gli strappa il fratello, fa irruzione nella sua vita e in quella della sua famiglia. Imbocca la strada della lotta.
Comincia un percorso, passando per i circoli rivoluzionari della Russia, che lo chiuderà prima in Siberia, per poi costringerlo a raggiungere l’Europa Occidentale agli inizi del secolo.
Fuori dal paese, senza scordare la necessità della Rivoluzione Socialista, inciterà alla rivolta le masse contadine e gli operai nel 1905, conquistando la grande fama di rivoluzionario che, dopo la “prova generale” di quell’anno, lo riporterà in Russia, davanti alle bandiere rosse dei rivoluzionari raccolti, per tuonare le Tesi di Aprile, per accendere la scintilla della Rivoluzione d’Ottobre.
Vladimir Il’Jic Ul’janov, Lenin, come apparirà per i successivi settant’anni e mille giorni della Russia Sovietica ad ogni celebrazione, con ordinate luci di ministeri a comporla il 7 Novembre: Ленину, A Lenin.
Lenin, la personificazione della Rivoluzione, la guida dei proletari di tutta Europa: il padre della prima grande nazione socialista.
La figura del grande rivoluzionario russo ha segnato indelebilmente la storia, il suo pensiero ha ridisegnato il quadro del Marxismo, le sue azioni lo hanno aperto al proletariato mondiale.
Una figura statuaria che poco s’addiceva a quel Lenin modesto e riservato, tanto che in diversi avranno a dire che Lenin concesse la sua fama solamente da morto.
Una lotta instancabile, una lotta segnata dalla prospettiva vittoriosa ma concreta del socialismo mondiale, in cui non ebbe mai a perdere fiducia, scagliandosi invece contro i “fragili e incostanti borghesi” delle democrazie d’Occidente che accorsero a stroncare la sua rivoluzione, fallendo miseramente.
Sottolineando come le loro utopie di benessere fossero rette da preti senza paramenti, che propongono l’adorazione del loro dio, flagellatore e caritatevole, dell’Ordine borghese.
E come per gli dei così per la democrazia occidentale, ancora oggi possiamo verificare come il tempo non cancelli i sistemi, legandoci a una sua celebre frase: “la Verità, è sempre concreta.”
Il Leader, un faro che continua a stagliarsi sopra i flutti del capitale che pur hanno spazzato con la miseria l’assassinata Unione Sovietica.
Ma soprattutto, concretamente, un rivoluzionario, un pensatore,
un Grande Uomo,  la cui genialità compensava le contraddizioni pratiche dell’avanguardia esterna, tanto da far dire lo stesso Trotsky che egli in gran misura esprimeva la pressione della classe sul partito e non rappresentava l’apparato tanto criticato dalle nostri correnti per l’appartenenza di questo alla concezione d’avanguardia esterna.
– Compagno Andrea

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