SI GIOISCA, SI FESTEGGI!
Che nessuno resti seduto, si prendano i bicchieri e si brindi, si brindi agli sposi!
Che oggi anche i poveri saranno ammessi al banchetto del ricco e della fanciulla!
E che sposa, che fiore della terra, qual vessillo d’amore e passione!
C’ha negli occhi tutti i mari che carezzan l’Europa, i capelli del grano di Spagna e nel corpo le curve dei monti italiani!
Al marito, qual gran signore! Che sì buono è stato con la nostra figlia, come è sensibile con lei delicata, bontà del paese!
Perciò si brindi, si brindi e si distribuisca il pane a tutti, prendiamo il riso, perché ci sia vita e amore, e figli, e felicità per il paese dinnanzi a Dio e in fronte al Re!
Ch’oggi un ricco ha sposato una popolana!
E solo resti chi ha maledetto quel brav’uomo, che stia in disparte chi volea parlare, non lo faccia più! Che il suo tempo è finito, che resti prova di chi non sa cambiare! Viva gli Sposi!
Ed è di consueto che la sposa venga con l’abito bianco.
Regale, bel velo, i pizzi, le pieghe, come par bella e pulita, la corona d’argento di quel contado milanese che prendemmo a simbolo con un 25 di sole, primavera e libertà!
Viva gli sposi! Ora che la poveretta ha già un occhio truccato per parare il bluastro di un rozzo pugno, e che il vestito bianco rappresenta non più purezza, ma Resa.
Che il viso triste ha perso dagli occhi la luce di una primavera dove sarebbe sorto il sole.
Così promettevano all’aria i canti che salivano dalle gole dei partigiani, e che scendevano per quelle delle montagne.
E sì che prima il suo vestito era rosso e nero, e ondeggiando a ogni passo, a testa alta, faceva tremare i cuori di tutti che ne sentivano la voce, e la seguirono cantando per ogni strada, gli attrezzi, i fucili, i pugni al sole di paesi interi.
E ora dicono, qualcuno in questo giorno di festa, ha il coraggio di stare in disparte, i berretti sul cuore a segno di lutto.
Cretini! Vigliacchi! Che, non siete felici? Sarà felice ora giovane, sarà soddisfatta poi vecchia!
Chi sta in disparte è chi l’ha amata tanto, chi sta in disparte, è chi l’ha amata davvero.
Scacciato da un padre che l’ha comprata, memore di altri amanti che sono andati a morire per lei con un sorriso in tutti gli angoli di questa serva Italia.
Ahi disgraziati! Voi che avete creduto nella firma del sindaco, voi che avete creduto nella benedizione del prete, che l’avete data senza lotta all’arcigno Stato.
Credendo fosse più savio, credendo fosse più giusto, farla possedere da un foglio di carta più che all’Amore che spezza i ferri.
Beato il matrimonio, lapide d’amore; beata la Legge, tomba di Giustizia.
Il 12 Settembre lo Stato ha terminato il suo anemico matrimonio con l’antifascismo.
Una pratica lunga e travagliata, partita nel 1952 con Scelba, Grand’uomo della Democrazia Cristiana, proseguita nel 1993 con il Signor Mancino.
Il contenuto delle leggi Scelba e Mancino è riportato in maniera più che soddisfacente nei più disparati testi di informazione, non mi dilungherò su di esse, la prima una tipica legge da dopoguerra, mirata più alle sigle che alle pratiche, la seconda una legge figlia di quell’Italia anni ’90 che vedeva un fascismo più preoccupato degli Albanesi che dei rossi.
Cerchiamo quindi di essere attuali, cerchiamo di essere come Fiano, del Partito Democratico:
La Legge Fiano, come già sembra passato alla storia l’articolo 293-bis del codice penale, che introduce il reato di propaganda del regime fascista e nazionalsocialista. Il testo di legge approvato dalla Camera riporta quanto segue:
«Art. 293-bis. – (Propaganda del regime fascista e nazifascista). – Chiunque propaganda le immagini o i contenuti propri del partito fascista o del partito nazionalsocialista tedesco, ovvero delle relative ideologie, anche solo attraverso la produzione, distribuzione, diffusione o vendita di beni raffiguranti persone, immagini o simboli a essi chiaramente riferiti, ovvero ne richiama pubblicamente la simbologia o la gestualità è punito con la reclusione da sei mesi a due anni.
La pena di cui al primo comma è aumentata di un terzo se il fatto è commesso attraverso strumenti telematici o informatici».
Ma davvero, Onorevole Fiano?
E cosa la ha portata a sì brillante soluzione, a questo estro partigiano con un codice penale che usa come segnalibro uno smilzo mitragliatore StEn?
Mi permetta, onorevole, che io che suo “onorevole collega” non sono, venga a leggere come è introdotta la sua legge alle Camere, non le sarà certo di disturbo!
“La presente proposta di legge mira a introdurre nel codice penale una nuova fattispecie relativa al reato di propaganda del regime fascista e nazifascista. Senza voler toccare, infatti, le normative speciali già vigenti in materia, ossia la legge 20 giugno 1952, n. 645 (cosiddetta legge Scelba), e il decreto-legge 26 aprile 1993, n. 122, convertito, con modificazioni, dalla legge 25 giugno 1993, n. 205 (cosiddetta legge Mancino), l’obiettivo della proposta di legge è quello di delineare una nuova fattispecie che consenta di colpire solo alcune condotte che individualmente considerate sfuggono alle normative vigenti.”
“Condotte che sfuggono alle normative vigenti.”! Com’è gagliardo il signor Fiano, il nostro nuovo Duccio Galimberti e colleghi!
E queste condotte sarebbero la propaganda fascista, e nella fattispecie, fatto che pare coinvolgere emotivamente il delicato animo di Fiano, la vendita di bottiglie, accendini e portachiavi riportanti immagini di Benito Mussolini o slogan fascisti.
Ebbene, A Noi la sfida, signor onorevole, infliggiamo il colpo di grazia alla belva fascista!
Li abbiamo banditi dalle montagne, li abbiamo cacciati dalle città, è arrivato il momento di sbatterli fuori dalle loro casematte su internet, e dalle loro caserme nelle bancarelle e nei tabacchini.
Dire che l’atteggiamento con cui la legge viene istituzionalmente proposta è senza mezzi termini ridicolo, e sicuramente non si è detta tutta in quell’aula, dove si voleva affinare la capacità della Beneamata Repubblica di difendere la propria storia e i propri valori democratici di cui certo il pioniere dell’antifascismo legale, il Ministro Scelba, era un esperto: ricordiamo con affetto questo stimato ministro degli Interni, che preparerà da Modena fino a Reggio Emilia la polizia per spargere nelle nostre strade democratico piombo.
Ma, a garanzia della scarsa precisione istituzionale che possono talvolta generare le dichiarazione fatte in pompa magna, riportiamo di seguito un’interessante dichiarazione di Fiano per il giornale Il Foglio:
“Crede che serva introdurre un reato del genere? Vi aspettate che il fascismo ritorni con il fez e le camicie nere oppure bisogna preoccuparsi di altre manifestazioni di intolleranza?”
“No, certo che no, nessuno pensa che ci sia, oggi, il pericolo della ricostituzione del Partito nazionale fascista. Non è questo il punto. Però stiamo uscendo da un periodo di grandissima crisi economica che ha generato un terreno fertile per determinate idee, che circolano ancora di più anche grazie al fenomeno dell’immigrazione di massa. C’è un risveglio dei partiti di estrema destra in Europa, basti pensare a quello che succede in Ungheria dove gli alleati di Orbán hanno proposto di istituire un ministero degli ebrei. Punire e rendere più difficile la propaganda di certi programmi politici non mi sembra uno scandalo, ma una difesa legittima della democrazia.”
Ecco, ora sì che ci sembra convincente! Ecco la misera paura dietro il perseguimento della propaganda fascista, il tafferuglio partitico pre-elettorale!
Sdoganiamo il Signor Fiano, a essere patetico non è lui, è tutta la democrazia borghese.
“Basti pensare a quello che succede in Ungheria” ma non solo, non solo, basti pensare a quello che succede in Ucraina. Dove il golpe di Maidan e le squadracce di Porošenko hanno trovato il silenzio delle democrazie liberali europee, dove il massacro compiuto a Odessa dai neonazisti del governo è stato taciuto dai partiti e dalle reti nazionali.
Beh certo signori del governo, il vostro impeto democratico non è quello che ha animato gli Internacionales nel ’36, non è certo quello che ha fatto accorrere l’antifascismo mondiale in Spagna, il vostro è un pulitissimo antifascismo di smalto, un trucco elettorale degno del periferico gioco delle tre carte, che comunque vada perdi, perdi, perdi perché non hai tu il potere, perché le carte non le gestisci tu!
Ecco lo stato, ecco la democrazia e la costituzione fatta sulle montagne, ecco ogni strumento usato per quelle campagne di propaganda che ci porteranno ancora al voto, a prometterci la luna, a volere per noi la luce chiedendoci però di pagare la bolletta!
Basta, Basta, Basta! Basta con i politicanti che ci parlano di resistenza, quella resistenza che per loro è cominciata l’8 di settembre del 1943, e finiti nel 1945, e che ora cercano di proseguire il 12, quando per noi la lotta, i morti, il sangue, gli spari e l’antifascismo sono cominciati nel giugno del 1921, con gli Arditi del Popolo, e “contro di noi eran Governo, fascisti e borghesia. Una sola forza ci sostenne: la Fede.”
E ora i signori ci parlano di proteggere la Democrazia, lo Stato, la Resistenza!
Ma il nome della Resistenza questi bastardi non lo conosceranno mai neppure in riferimento al coito! Perché da quando la Repubblica ha usato il sangue dei partigiani per coaugulare la ghiaia su cui fare il santuario del loro potere, ha spezzato, insultato, distrutto la resistenza e l’antifascismo. Perché già nel ’47 gli ex partigiani vennero allontanati da ogni incarico nella forza pubblica dal già citato Scelba, gli ex combattenti schedati, i fermati di questura lasciati in compagnia di repubblichini con indosso una divisa nuova, pronti a tirargli il collo, presi al varco dal potere borghese.
Ma quello che ci si scorda è che per noi non esiste pace con lo stato, per noi non esiste patto con il potere, o accordo che ci rabbonisca. E mentre i fascisti tornano feriti nell’orgoglio, più forti di prima e intoccati dalla legge nella loro oculata opera di propaganda, carichi di vittimismo, pronti a giocare ogni carta del boicottaggio e a indossare la tela di sacco davanti all’opinione pubblica, baluardi della democrazia contro il governo oppressore e gli antifascisti violenti. Questo il paradosso, questo il gioco di potere borghese!
Ma alt. Fermi un secondo.
Proteggere la democrazia? Oh diamine, ora dovrei sentirmi colpevole di atteggiamento antidemocratico, e ben sì che ne sono consapevole!
Infatti un motivo per cui possiamo permetterci di far uscire questo articolo con tanto ritardo è proprio questo.
La becera mossa elettorale svolta dalla politica borghese cela tra le sue maglie qualcosa di più nascosto, non immediato, ma a lungo raggio, paziente come una mina antiuomo in Kosovo.
Non è estraneo questo governo alle leggi repressive, come dimostra la rigidissima regolamentazione contro gli scioperi prevista dalla legislazione italiana, che lascia la possibilità di organizzare uno sciopero generale solo ai controllatissimi sindacati maggioritari, e ogn’altro genere di ostacolo a forse la più grande conquista dei lavoratori, il diritto di Sciopero.
Allora, quanto tempo ancora impiegheranno perché non vengano denunciati pubblicamente non solo i portachiavi con il mascellone del Duce, ma ogni genere di organizzazione o diffusione di propaganda dal contenuto antidemocratico?
È inutile la risposta: si aspetta che la prospettiva di questa restrizione si faccia favorevole per il governo.
Ancora è necessario per loro sfruttare il dibattito culturale di togliere la libertà di parola a chi per vent’anni e più l’ha tolta a tutto il paese.
Proteggere, aiutarci! Ma come saranno mai nostri compagni le persone che ci hanno fatto, ci fanno tutto questo? Gli uomini delle utopie liberali, del liberalismo, delle fucilate e delle manganellate? Arresteranno forse gli uomini della Gladio, i signori, quegli individui che con l’estrema destra destabilizzavano la democrazia, rinsaldando il potere?
No, non ci sarà mai pace tra noi e lo Stato, non sarà mai pace finchè non regnerà la giustizia, prima della legge.
Non ci interessa la loro bega elettorale. Non ci interessa il loro esser partigiani con il microfono e lo stipendio da parlamentari.
Che ora mascherato dalla nostra storia di lotta e di amore, va a nozze con la nostra compagna, e la stupra ancora, e la calpesta.
Piangi, piangi o sposa, piangi la dignità che hai perso comprata da un bruto, piangi sulle spalle di chi non applaudirà lo stato, di chi non può accettare ancora tutto questo.
Ma piangerà il potere, quando saremo noi a voler finire quello che abbiamo cominciato, e cioè lottare, combattere fino all’estremo sacrificio, per la libertà, per quello che giurarono i nostri morti, prima che qualcuno potesse fidarsi del patto borghese!
Perché il fascismo non si scaccia, non si cancella con le leggi, ma con la coscienza di un popolo libero, nella comunità dei Popoli Liberi.
Morte al Fascismo, Morte allo stato. Ancora una volta soli in mezzo alla tempesta che annacqua gli spiriti, gli ideali, ma i loro tuoni devono sembrar gemiti al confronto del nuovo, lanciante grido che ancora, incessante, incontentabile chiede
LIBERTÀ
—Compagno Andrea
0 Replies to “«Si gioisca, si festeggi!» La legge Fiano e il Fascismo”